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Snals - Segreteria Provinciale Milano

SINDACATO NAZIONALE AUTONOMO LAVORATORI SCUOLA

“IL RUOLO DEL DIRIGENTE OGGI”.

Giornata di formazione Confsal Anaps

SFIDE E PROBLEMATICHE ATTUALI NELLA NUOVA SCUOLA

Milano 13 dicembre 2018 Aula Magna Liceo Classico Carducci

INTERVENTO DEL SEGRETARIO PROVINCIALE SNALS MILANO

PROF. GIUSEPPE ANTINOLFI: “IL RUOLO DEL DIRIGENTE OGGI”.

 

Motivi di natura culturale e amministrativa hanno portato all’affermarsi, negli ultimi decenni, della figura professionale del DS e ne hanno modificato le funzioni e compiti.

Dirigere la scuola un tempo significava soprattutto preoccuparsi dell’adempimento della norma; oggi, invece, significa soprattutto assumere responsabilità e decisioni in prima persona.

I concorsi di un tempo prevedevano una preparazione totalmente affidata allo studio individuale del candidato e l’Amministrazione non se ne faceva carico, e ciò in forza del fatto che la pura e semplice conoscenza della normativa fosse sufficiente a dirigere una scuola.

Con l’autonomia molto è cambiato. Una istituzione scolastica autonoma deve essere governatagestita amministrata da un dirigente la cui preparazione richiede una profonda conoscenza dei processi formativi e gestionali/organizzativi che non possono essere affidati solo ed esclusivamente ad una preparazione individuale, né tanto meno ad una preparazione prettamente manualistica.

Emerge, quindi, che la conoscenza e le competenze che un dirigente deve acquisire investono più aree e dimensioni.

Si tratta di una serie di acquisizioni che implicano anche una capacità di Leadership ed una competenza relazionale non indifferente.

Sicuramente non sono per il preside manager tout-court, ma ciò non significa che non si debba riconoscere che la direzione di una scuola autonoma non esiga competenze manageriali di tutto rilievo.

Ed è per queste ragioni che ritengo centrale e determinante che la professionalità di un dirigente scolastico possa essere rappresentata da un modello tridimensionale, nel quale figurano tre ordini di competenze, diverse ma dialetticamente interrelate che si sviluppano da una medesima origine:

le competenze tecniche

le competenze organizzative e gestionali

le competenze relazionali

Proprio su queste ultime competenze vorrei spendere qualche considerazione in più, in quanto, tra le altre, le ritengo le più importanti.

La presenza nelle scuole di una pluralità di soggetti e di organi collegiali che hanno poteri decisionali, evidenzia ancora di più quanto le competenze relazionali siano importanti e rappresentino il vero bisogno di ogni scuola per il raggiungimento degli obiettivi, non dimenticando che tutti i soggetti coinvolti non sono meri esecutori di ordini, ma protagonisti del processo formativo.

Il DS deve, quindi, possedere elevate competenze relazionali perché svolge una professione che lo pone in continua relazione il DSGA, con il personale di segreteria, con i CS, con i docenti, con i sindacati etc, che a vario titolo contribuiscono al progetto formativo. Un buon DS è un soggetto che con competenza, disponibilità, flessibilità e un’abitudine costante al confronto dà una risposta concreta ai bisogni dei vari individui che si relazionano con lui e vivono la scuola.

E’, altresì, noto che dalle nuove disposizioni di legge e da quanto prescritto dalla contrattazione sindacale non emerge la figura di un dirigente scolastico a tutto tondo, definito nel suo ruolo e nei suoi compiti, come molti capi di istituto avrebbero preferito.

In effetti gli spazi dell’effettivo “comando” sono ridotti a fronte degli spazi in cui si indicano funzioni di coordinamento, sollecitazione, partecipazione, predisposizione e via dicendo.

Molti dirigenti lamentano che da un lato sono ritenuti responsabili dei risultati e dall’altro non dispongono di strumenti idonei per progettarli, realizzarli, valutarli.

E non hanno nemmeno tutti i torti!

Ma il problema è un altro: in ogni organizzazione democraticamente ordinata, la gestione è collettiva, collegiale e partecipativa, per cui si devono incontrare e contemperare esigenze, pareri e volontà diverse, laddove tutti sono chiamati ad una condivisione ragionata e partecipe della gestione delle attività.

La democrazia ha un prezzo e questo è un principio che deve valere per tutti indipendentemente dal ruolo che ciascuno ricopre, soprattutto quando si tratta di prendere decisioni.

A mio avviso, gli strumenti operativi di un dirigente oggi, non risiedono tanto nelle definizioni delle norme quanto nella sua capacità personale di saper dirigere le persone con cui ha a che fare e questo anche indipendentemente dai ruoli che a ciascuno sono conferiti per norma.