PRESIDI A RISCHIO TRASFERIMENTO. I SINDACATI: DISACCORDO TOTALE, RISCHIO CORRUTTIVO RESIDUALE
Obbligo di rotazione per i dirigenti scolastici ignorato fino ad oggi dalla gran parte delle regioni: a prevederlo una norma del codice anticorruzione. “Se non la applico, la Corte dei conti non registrerà più i vostri contratti”, dichiara Rocco Pinneri, direttore dell’USR Lazio, che ha riferito ai dirigenti scolastici richiamando il codice anticorruzione. Saranno i singoli Uffici scolastici a decidere dopo quanti mandati scatta l’incompatibilità e quindi il trasferimento. Un obbligo che non riguarda solo il Lazio ma, secondo quanto riporta IlMessaggero, almeno il 15% dei 7500 presidi italiani che rischia dal prossimo anno di essere trasferito. Alla base della norma ci sarebbe il fatto che i dirigenti scolastici gestiscono appalti affidamenti e acquisto di beni, nonostante, secondo un parere dell’Anac, l’autorità nazionale Anticorruzione, la scuola sarebbe “un settore a basso rischio corruttivo“. Insomma, chi a settembre si troverà con il contratto triennale scaduto, sarà trasferito.
“In realtà il rischio corruttivo è davvero molto residuale, considerando che le istituzioni scolastiche si distinguono all’interno della Pubblica amministrazione per la particolare organizzazione degli assetti decisionali, riconducibili all’impianto degli Organi collegiali di cui al Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297. In nessuna altra amministrazione dello Stato è previsto un così alto livello di collegialità per qualsiasi decisione assunta dal dirigente, fortemente condizionata da delibere del Collegio dei docenti e del Consiglio di istituto (la cui presidenza è affidata tra l’altro ad un genitore), rapporti con la RSU e con i sindacati territoriali anche per la stipula di contratti integrativi di istituto, doppia firma degli atti contabili con il Direttore dei servizi generali ed amministrativi, verifica diretta e costante dei revisori dei conti”, si legge in un comunicato unitario sottoscritto da Cisl Scuola, Flc Cgil, Snals Confsal e Uil Scuola.
“In realtà il rischio corruttivo è davvero molto residuale, considerando che le istituzioni scolastiche si distinguono all’interno della Pubblica amministrazione per la particolare organizzazione degli assetti decisionali, riconducibili all’impianto degli Organi collegiali di cui al Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297. In nessuna altra amministrazione dello Stato è previsto un così alto livello di collegialità per qualsiasi decisione assunta dal dirigente, fortemente condizionata da delibere del Collegio dei docenti e del Consiglio di istituto (la cui presidenza è affidata tra l’altro ad un genitore), rapporti con la RSU e con i sindacati territoriali anche per la stipula di contratti integrativi di istituto, doppia firma degli atti contabili con il Direttore dei servizi generali ed amministrativi, verifica diretta e costante dei revisori dei conti”, si legge in un comunicato unitario sottoscritto da Cisl Scuola, Flc Cgil, Snals Confsal e Uil Scuola.
Rotazione incarichi dei dirigenti scolastici, un messaggio di sfiducia inaccettabile.
Mentre il Ministro Valditara assicura il suo impegno per il riconoscimento della specificità della scuola nella PA e per una radicale semplificazione nel settore Istruzione, ecco che l’Ufficio regionale del Lazio impone l’applicazione generalizzata del principio di rotazione degli incarichi ai dirigenti scolastici: indipendentemente dalle condizioni territoriali, dalla complessità dei progetti in essere, dalle specificità degli istituti, dopo appena sei anni dovrebbero lasciare la scuola a loro affidata.
Chiunque conosca il funzionamento della scuola e la complessità di gestione e progettuale che la caratterizza, non può che essere sorpreso da una simile previsione.
I dirigenti scolastici non sono burocrati, presidiano una comunità educativa, il loro lavoro è orientato alle persone, alla costruzione di rapporti e relazioni con il territorio, non alla gestione di carte. La complessità della realtà scolastica, il coordinamento delle istanze del territorio con l’autonomia professionale dei docenti, l’autonomia del DSGA, delle famiglie e degli studenti, degli Organi collegiali, richiedono tempo, cura, fiducia e la creazione di alleanze educative.
La decisione dell’USR Lazio viene motivata dalla necessità di applicare la normativa sull’anticorruzione, applicazione che sarebbe peraltro ad oggi la più rigida rispetto alle altre pochissime regioni che attualmente prevedono la rotazione degli incarichi.
In realtà il rischio corruttivo è davvero molto residuale, considerando che le istituzioni scolastiche si distinguono all’interno della Pubblica amministrazione per la particolare organizzazione degli assetti decisionali, riconducibili all’impianto degli Organi collegiali di cui al Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297. In nessuna altra amministrazione dello Stato è previsto un così alto livello di collegialità per qualsiasi decisione assunta dal dirigente, fortemente condizionata da delibere del Collegio dei docenti e del Consiglio di istituto (la cui presidenza è affidata tra l’altro ad un genitore), rapporti con la RSU e con i sindacati territoriali anche per la stipula di contratti integrativi di istituto, doppia firma degli atti contabili con il Direttore dei servizi generali ed amministrativi, verifica diretta e costante dei revisori dei conti.
Peraltro, anche l’Autorità Nazionale Anticorruzione è intervenuta a più riprese nel riconoscere la specificità della scuola nel contesto applicativo della normativa generale, sottolineando la “particolarità delle istituzioni scolastiche e il ridotto grado di esposizione al rischio corruttivo”, nonché “le ridotte dimensioni che caratterizzano le istituzioni scolastiche e che le distinguono dalle altre amministrazioni pubbliche ricomprese nell’art. 1, co. 2, del d.lgs. 165/2001”.
Se la previsione generalizzata della rotazione degli incarichi al termine di due incarichi triennali appare esorbitante rispetto alla natura e modalità gestionale delle scuole, può essere persino molto dannosa per la loro funzionalità se non tiene conto della complessità delle relazioni educative che il dirigente scolastico assicura, soprattutto in determinati territori particolarmente esposti a rischi sociali o a dispersione scolastica. Vi sono processi di cura e di accompagnamento educativo che integrano in modo assolutamente specifico gli ordinari aspetti manageriali ed amministrativi delle altre PA.
Nelle scuole, inoltre, spesso le segreterie sono sguarnite di personale e mancano i Direttori dei servizi (ad oggi circa duemila reggenze). In situazioni di questo tipo spostare il dirigente scolastico non può che essere deleterio, con grave danno della continuità amministrativa e dell’interesse pubblico, considerando la mancanza di continuità del Direttore dei servizi.
Le Organizzazioni sindacali scriventi esprimono il più totale disaccordo con la decisione assunta dal direttore regionale dell’USR Lazio, rilevano l’implicito ingiusto messaggio di sfiducia che una simile rigida misura sembra trasmettere nei confronti della dirigenza scolastica, sottolineano con amarezza quanto non sia riconosciuto l’impegno quotidiano dei dirigenti nel far funzionare le scuole nonostante tutti gli inciampi amministrativo burocratici posti sul loro percorso.
Chiedono pertanto un intervento del Ministro Valditara affinché sia affermato il principio della continuità amministrativo gestionale nelle scuole e sia garantito un coordinamento nazionale e il coinvolgimento delle OOSS nella regolazione del rapporto di lavoro, ritengono urgentissima e indifferibile l’apertura del tavolo per il rinnovo del CCNL.
Roma, 5 gennaio 2023
Flc CGIL Roberta Fanfarillo
CISL Scuola Paola Serafin
UIL Scuola Rua Rosa Cirillo
SNALS Confsal Giovanni De Rosa