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Precariato, prima grana per Bianchi Concorsi fermi e graduatorie esaurite

Avere i docenti in cattedra già dal primo giorno di scuola. E garantire continuità didattica. Gli obiettivi fissati dal neo premier Mario Draghi per il prossimo anno scolastico toccano uno dei dossier più incandescenti della scuola e che coinvolge circa 200 mila supplenti, oltre a milioni di famiglie di studenti. La questione del precariato è già stata oggetto di un lungo braccio di ferro tra il governo Conte II e i sindacati. E si è risolta in un nulla di fatto. La ministra uscente, Lucia Azzolina, infatti, ha escluso ogni possibilità di soluzione diversa da quella del concorso per titoli ed esami. E il Covid ha fatto il resto. Allo stato attuale risulta avviato solo il concorso riservato ai precari con tre anni di servizio. Che si è arenato in corso d’opera a causa dell’emergenza sanitaria in atto. Le prove sono state riavviate in questi giorni. Ma con le mille cautele imposte da un rigido protocollo sanitario. E ciò contribuirà inevitabilmente a ritardare le procedure, già di per sé lente e farraginose anche in situazioni normali. Il governo precedente aveva anche istituito procedure selettive per consentire agli interessati di conseguire l’abilitazione all’insegnamento necessaria per entrare nelle graduatorie per le supplenze degli abilitati. Ed è previsto anche l’avvio del concorso ordinario. Stando così le cose, però, è facile prevedere che non si farà in tempo ad assicurare che i vincitori dei concorsi possano prendere possesso della cattedra dal 1° settembre prossimo. E non sarà possibile sopperire alla mancanza di aspiranti nelle graduatorie dei concorsi ricorrendo alle graduatorie a esaurimento. Perché queste ultime sono ormai quasi del tutto esaurite.

In assenza di provvedimenti d’urgenza, quindi, le disponibilità saranno coperte prevalentemente con incarichi di supplenza. Con tutto ciò che comporta in termini di soluzione della continuità didattica e difficoltà di reperimento degli aspiranti. E probabile, quindi, che i dirigenti scolastici dovranno tentare di assumere i supplenti mediante un massiccio ricorso agli aspiranti che abbiano presentato la propria candidatura tramite le istanze di messa a disposizione: domande informali con le quali gli aspiranti docenti, spesso non muniti dei titoli di studio previsti, manifestano ai dirigenti scolastici la loro disponibilità ad accettare supplenze in caso di esaurimento delle graduatorie. In passato si è fatto ricorso a soluzioni-tampone come, per esempio, la conferma in cattedra per un altro anno dei supplenti nelle sedi occupate nell’anno scolastico precedente. Ma è un rimedio che mette in stand by il principio del merito. L’effetto sarebbe quello di congelare la situazione rimandando nel tempo la ricerca della soluzione. E che potrebbe alimentare esponenzialmente il contenzioso. La normativa europea e italiana prevede, infatti, che i contratti a termine fino al 31 agosto non possano essere cumulati oltre i 3 anni. E commina sanzioni pecuniarie a carico dello stato in caso di violazioni. Dunque, se si esclude la soluzione strutturale dei concorsi, evidentemente impraticabile a causa dell’emergenza sanitaria, l’unica soluzione giuridicamente plausibile è quella della stabilizzazione dei precari con un provvedimento legislativo ad hoc. Una prima ipotesi plausibile potrebbe essere quella di modificare la normativa vigente sul concorso riservato, cancellando le norme che prevedono la selezione per esami e trasformando il tutto in un concorso per titoli. Durante il dicastero Azzolina i sindacati avevano proposto di eliminare le prove in ingresso, spostando la valutazione alla fine dell’anno scolastico, in cui il candidato abbia prestato servizio, tramite una prova orale da tenersi davanti al comitato di valutazione. Ma l’ipotesi non venne presa in considerazione. Il nuovo corso al viale Trastevere e, soprattutto, a palazzo Chigi, potrebbe ridare chances a questa soluzione.

E poi c’è l’ipotesi, sempre sul tappeto, di riaprire le graduatorie a esaurimento. Così da consentire ai precari abilitati di concorrere alle immissioni in ruolo tramite una selezione per titoli di natura strutturale. Questa soluzione venne adottata durante il dicastero Mattarella con la legge 417/89. E potrebbe essere utile a superare l’emergenza. L’esperienza del cosiddetto doppio canale, successivamente trasfusa nella disciplina delle graduatorie permanenti istituite dalla legge 124/99, è stata poi archiviata con la trasformazione delle graduatorie permanenti in elenchi a esaurimento introdotta dall’articolo 1, comma 605, della legge n. 296 del 2006. Ma è un dato di fatto che è impossibile provvedere al reclutamento tramite il mero canale ordinario dei concorsi. Tale soluzione esclusiva, infatti, ha mostrato tutti i sui limiti già in epoca pre-Covid a causa della lunghezza delle procedure e della difficoltà, sempre crescente, di reperire docenti disposti ad affrontare il superlavoro delle commissioni senza esonero dall’insegnamento e con compensi risibili. Per non parlare del rischio, sempre presente, di dovere affrontare procedimenti penali con spese legali a carico proprio.

da ItaliaOggi –  Marco Nobilio – 17 febbraio 2021