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GOVERNO INGIUSTO: Salvaprecari, siamo alla soluzione finale per le paritarie

ll Ministero dell’Istruzione disattende quanto deciso dal legislatore. Il Miur pubblica gli schemi per il “salvaprecari”, ma manca la procedura straordinaria per l’abilitazione dei docenti delle scuole secondarie paritarie. La soluzione finale di una discriminazione che costringerà le paritarie a chiudere. 

Editoriale di Anna Monia Alfieri,  da La Nuova Bussola

Nei giorni scorsi il Ministero dell’Istruzione Azzolina ha inviato al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, gli schemi dei decreti della procedura straordinaria per la assunzione dei precari della scuola secondaria, del concorso ordinario per la secondaria e della valutazione dei titoli per il concorso infanzia e primaria.

Ordinaria amministrazione se non fosse che il Ministero dell’Istruzione disattende quanto deciso dal legislatore. Difatti, tra gli schemi di decreto predisposti dal Ministero dell’Istruzione manca quello relativo alla procedura straordinaria, prevista sempre dal d.l. n. 126/2019, per la abilitazione dei docenti precari delle scuole secondarie paritarie.

Come abbiamo avuto modo di argomentare proprio da questo giornale la prima bozza del decreto legge n. 126/2019 cd “salva precari” escludeva proprio i docenti che prestano servizio nelle paritarie.

Dopo una serie di pressioni (di buon senso e dovute) si fa marcia indietro e il Parlamento converte in legge il decreto 126 accogliendo le dovute modifiche. Si giunge, cosi, alla Legge n. 150/2019 che conferma la possibilità per i precari delle paritarie di partecipare alla procedura straordinaria al fine di conseguire la abilitazione all’insegnamento.

Pertanto, l’amministrazione non può disattendere le norme esistenti che hanno valore vincolante come hanno rappresentato le Associazioni con un comunicato congiunto.

Quanto sta accadendo mi pare la “soluzione finale” dell’inganno da cui in qualche modo bisogna uscire … Possiamo dire che è una discriminazione, che si tradisce la legge, che faremo ricorso – ed è tutto corretto – ma dobbiamo forse aggiungere la “madre di tutte le problematiche”, cioè l’esubero incontenibile o la carenza abissale di docenti in Italia, a macchia di leopardo. Solo se guardiamo alle cose come ad un problema ritroviamo in esso le soluzioni. In matematica ogni problema è tale da avere nelle pieghe di sè stesso le soluzioni, altrimenti non è un problema: è un gioco sconnesso di numeri.

E’ evidente che lo Stato deve uscirne. Costi quel che costi. Anche la distruzione della democrazia. D’altronde il capolavoro dell’ingiustizia è di apparire giusta senza esserlo. Ora siamo di fronte ad un problema non risolto perché si è sbagliato il metodo di approccio:

Dopo una campagna elettorale che in modo irresponsabile ha promesso un salva precariato in due anni, anche l’illusione di sanare gli esuberi indiscriminati – prodotti dal ridurre la scuola ad ammortizzatore sociale – con una serie di concorsi ad hoc, è caduta con il concorsone

Abbiamo, cosi, avuto il decreto-legge salva precari (approvato nella seduta del 10 Ottobre 2019), che autorizza il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) a bandire un concorso straordinario abilitante per l’assunzione di almeno 24.000 docenti nella scuola secondaria statale di I e II grado per il prossimo anno scolastico (il 2020/2021). Sono esclusi i docenti delle 2.200 scuole secondarie pubbliche paritarie. La legge 62/2000 le obbliga ad avvalersi di docenti abilitati, pena la chiusura, ma lo Stato, cui spetta il diritto-dovere di abilitare i docenti, non avvia i percorsi che possano permettere ai giovani laureati di conseguire l’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria, potendo poi scegliere la paritaria.

E’ una discriminazione voluta e lucidamente perseguita, che lede il diritto della persona e ci precipita alle leggi razziali. Si ricorda che lo Stato non deve fare altro che riconoscere dei diritti che già sono esistenti; il contrario appartiene ai regimi totalitari. Appare evidente che un regime totalitario dichiarato non è diverso da uno travestito da democrazia che lede la persona nel suo sviluppo singolo e associativo a colpi di decreti. Siamo oggettivamente in questa situazione.

Cosi, impedendo ai docenti delle scuole pubbliche paritarie di abilitarsi, queste ultime, che hanno per legge l’obbligo di assumere docenti abilitati, dovranno chiudere. Con il disonore che verrà rimproverato loro, di non rispettare la legge. “Cornuti e mazziati”, direbbero a Napoli.

E’ chiaro che siamo in un sistema dichiaratamente di impronta statalista: poco importa della persona, dello studente, dei genitori e dei docenti da ricollocare al centro per rilanciare la scuola: si considera semplicemente la scuola un salva-precari, un riempimento di cattedre vuote incurante di incontrare la domanda e l’offerta, una raccolta di massa per riempire dei posti anche a costo di compromettere il pluralismo educativo e spendere di più. Fin qui, la riflessione di pochi. Ora si attende la reazione di chi pensa. Che qualcuno si svegli.