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SINDACATO NAZIONALE AUTONOMO LAVORATORI SCUOLA

“I nuovi schiavi sono i prof. C’è più rispetto per i raccoglitori di pomodori che per loro”

IlGiornale.it – Stefano Zecchi

Eccoli, i nuovi schiavi, sono i professori pagati un euro per esame ai candidati professori. Per di più un euro lordo. Se invece si fa parte di una sottocommissione, il compenso è dimezzato. C’è più rispetto per i raccoglitori di pomodori che per i professori.

Perché umiliare il docente con quell’euro, proprio per lo svolgimento di un’attività tanto delicata? Probabilmente al ministero neppure si sono posti la questione. Quell’euro significa che, al di là di tanti discorsi retorici, la scuola pubblica in Italia vale un euro lordo. D’altra parte è inutile fare tanti giri di parole.

I docenti? I nuovi schiavi

Poi naturalmente ci si lava la coscienza da questa vergogna organizzando ogni giorno che Dio comanda un convegno sull’Italia Paese della cultura. Si incominci, invece, a garantire dignità a chi insegna nella scuola ai nostri giovani, si comprenda che quella dignità deve essere garantita da uno stipendio che consenta di vivere con decoro, si cerchi anche di capire che, in una società di mercato come la nostra, un lavoro che non viene pagato come si deve è un lavoro che non viene tenuto in alcuna considerazione.

Eppure si pretende dalla scuola come è giusto che sia importanti prestazioni per garantire educazione e formazione ai nostri figli. Così si arriva al grottesco: i genitori che contestano gli insegnanti per non aver capito il proprio figliolo che si è beccato un brutto voto. Poiché l’insegnante è socialmente considerato un poveraccio, ecco che monta in cattedra il genitore che spiega al docente quello che deve fare.

Nessuno stipendio onorevole

Non c’è uno stipendio onorevole, si abbassa inevitabilmente la qualità della docenza, perché ormai, eccetto rari casi emozionanti, chi intende fare l’insegnante non ha trovato, purtroppo per lui, niente di meglio da fare. Si è proletarizzata la figura dell’insegnante: un euro lordo deve andargli più che bene, perché, comunque, è quanto il ministero ha deciso che vale.