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Snals - Segreteria Provinciale Milano

SINDACATO NAZIONALE AUTONOMO LAVORATORI SCUOLA

DIES IRAE

Un altro giorno, un’altra tragedia, misteriosa, impensabile ed inimmaginabile, avvolta nel silenzio e nel dolore. È successo ancora.

«Dies irae, dies illa, dies tribulationis et angustiae, dies calamitatis et miseriae, dies tenebrarum et caliginis, dies nebulae et turbinis, …»

«Giorno d’ira quel giorno, giorno di angoscia e di afflizione, giorno di rovina e di sterminio, giorno di tenebre e di caligine, giorno di nubi e di oscurità, …»

Dopo il preside del liceo Marco Polo di Venezia ecco un’altra vittima della scuola: un professore del liceo ginnasio “Giambattista Vico” di Napoli ha preferito abbandonare quella vita diventata per lui ormai impossibile per la gogna mediatica nei suoi confronti, per non essere creduto, per una sentenza di condanna già pronunciata senza neppure un processo, perché alle affermazioni dei minori generalmente viene attribuita un’incredibile ipervalutazione senza uno scrupolosissimo vaglio critico,  perché tanti anni dedicati alla formazione degli studenti non contano nulla, perché in casi come questo prevale il pregiudizio.

Tutto crolla intorno a sé, il vuoto spaventoso non si riesce a colmare ed allora è meglio non lottare, arrendersi… un addio ai propri cari e… abbandonare il campo sprofondando nell‘invisibilità dell’oblio.

La gogna mediatica ha parlato di rapporti sessuali con due ex allieve non ancora quindicenni, di un’avvenuta violenza, ma in realtà si trattava di una chat tra il professore e le due studentesse che sarebbe sfociata in messaggi hot, peraltro negati dall’accusato.

Si era ancora nella fase istruttoria, nella fase delle indagini preliminari, ma il rilievo mediatico dato al caso lo aveva già definitivamente condannato. Come succede spesso quando sono coinvolti dei minori il principio giuridico della presunzione di innocenza non ha valore.

Ora non ci sarà mai più una verità giudiziaria perché l’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli è destinata inevitabilmente a spegnersi, come il clamore suscitato dalla vicenda, lasciando una profonda amarezza e sgomento in tutti quelli che conoscevano il docente. Sono molti a piangere il professore: colleghi, amici, studenti, parenti; praticamente nessuno riesce a credere ad un’accusa così grave nei confronti di un uomo ben voluto e stimatissimo.

La genitrice di un suo studente ha dichiarato: “Avrei dovuto abbracciarlo perché riempiva le sue lezioni di amore di bellezza di coraggio. E avrei dovuto urlare contro l’infamia orrenda che da mesi hanno reso la sua vita impossibile. Dolce dolce caro meraviglioso professore V. A.”

Era un docente molto apprezzato dagli studenti ed in molti si sono scagliati contro le ricostruzioni del caso: “Tutte bugie – dicono alcuni alunni – noi conosciamo la verità”.

Un suo studente ha scritto: «Oggi se ne va un pezzo di me, una persona che mi ha sempre spinto a dare il meglio e ad amare la vita».

Anche una sua ex studentessa gli ha scritto una lettera in cui ricorda: Ci trattò da adulti, ci rese responsabili, ci insegnò il rispetto che gli era dovuto. Con me fu un fratello maggiore… Se ci penso quanto ero incasinata e tormentata senza motivi veri in quel periodo, ma lui mi ascoltava senza giudicare”.

Nella serata della tragedia i suoi alunni hanno deciso di incontrarsi per una veglia davanti all’istituto scolastico per esprimere solidarietà alla famiglia del loro docente che lascia moglie e figlio ed alcuni di loro hanno voluto ricordarlo con un fiore: “Questa pianta si chiama mille baci, sono tutti per te, caro professore”.

Tutte parole, gesti e sentimenti che aleggiando nell’aria son certamente giunti nell’animo del professore, ricreandogli quella serenità che gli è stata tolta nella vita terrena.

Anche lui, il professore, ha lasciato un messaggio audio ai suoi alunni che lo avevano invitato alla cena di fine anno: “Ragazzi vi saluto tutti. Vi auguro tutto il bene possibile, chissà magari ci rivediamo ancora. Vi mando un abbraccio forte forte, anzi di più stritolante, tutti uno ad uno e vi auguro il meglio”.

Chi lo ha conosciuto esprime l’assoluta convinzione che il professore fosse innocente, che mai uno come lui avrebbe potuto fare le cose di cui è stato accusato.
Una professoressa, con la certezza che il professore di matematica sia la vera vittima di questa vicenda, ha scritto un messaggio con lo sfondo nero: «Non riposerai in pace. Cercheremo la verità e la giustizia che meritavi in vita».

Un altro collega lo ricorda come “un uomo timido, appassionato dal suo mestiere, che amava trasmettere sapere”.

I suoi Colleghi hanno messo in rilievo le sue capacità umane e professionali, hanno sottoscritto un documento di solidarietà, di manifestazione del dolore profondo di un’intera comunità scolastica, ma stigmatizzano anche il «linguaggio gratuito e diffamante di certa sedicente stampa». Questo intervento è stato giudicato da alcuni come un atto di “omertà”.

In un caso analogo la difesa di tutti i docenti nei confronti di un collega è stata etichettata da un giudice come “sciagurata solidarietà di tipo corporativo”, giungendo ad accusarne di falsa testimonianza “soltanto” sei; “soltanto” perché avrebbero dovuto – per il tribunale, ovviamente – essere molte di più e non potendolo fare si è ricorsi ad acrobazie dialettiche, qualificando le loro deposizioni a volte “fuorvianti”, altre volte “che lasciano fortemente perplessi” o “frutto di cattivo ricordo”, per arrivare fino alla “deposizione al limite di una vera e propria falsa testimonianza”.

Omertà”, “sciagurata solidarietà di tipo corporativo”. VERGOGNA! Sono affermazioni che da qualunque parte provengano sono da rifiutarsi perché i docenti non le meritano, perché in quanto educatori sono persone rette, attente alla tutela dei minori e mai e poi mai si renderebbero complici, seppure a posteriori, di atti ripugnanti compiuti in danno dei minori stessi. Mai e poi mai i docenti, proprio in quanto tali, direbbero il falso per tutelare un collega, mai e poi mai soffocherebbero la verità ai danni di minori loro affidati.

Non si può dubitare della rispettabilità di persone che dedicano la loro vita alla formazione dei giovani, non si può dubitare dell’onestà di persone che svolgono la loro professione con passione e sacrificio, non si può ipotizzare che un intero corpo docente si metta d’accordo o si lasci convincere a violare in maniera omogenea e compatta deponendo il falso, cercando di coprire le malefatte altrui, sia pure un collega. Chiunque abbia una piccola esperienza del mondo della scuola sa perfettamente che sarebbe impossibile una simile e totale e generalizzata coesione.

E’ vero che i docenti subiscano il disagio del proprio ruolo, è vero che si siano assuefatti alla perdita di autorità, ma è falso, profondamente falso che possano ordire una trama maligna al fine di soffocare la realtà dei fatti, qualunque essi siano.

L’identità del docente è quella dell’insegnante educatore e la propria deontologia gli impedisce di tradire i valori che sono alla base della propria professione.

Ma è arrivato il momento del silenzio, senza commentare, senza giudicare, senza sguazzare nei pettegolezzi, senza…, rispettando chi ha ritenuto di risolvere il l suo dramma esistenziale privandosi della vita stessa per ritrovare la propria pace interiore.

Il professore fino a ieri era in classe, ora è nel cuore dei tuoi studenti. Ha seminato bene ed il vuoto da lui lasciato sarà riempito però dal suo insegnamento.

Che questo pensiero possa contribuire ad asciugare le lacrime dei suoi familiari.

Giuseppe Antinolfi

Segretario Provinciale

SNALS CONFSAL di Milano