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SINDACATO NAZIONALE AUTONOMO LAVORATORI SCUOLA

Quota 41: addio mia bella addio

“Con pochi miliardi quota 41 non si fa, questo è chiaro – dice Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera della Lega, a Radio 24 – Dovremmo capire quante risorse avremo e come potremo avvicinarci a quell’obiettivo, che è lo stesso discorso della flat tax. La flat tax al 15% si può fare per tutti subito, ma bisogna avviare un percorso di avvicinamento e poi capiremo cosa si potrà fare. Non ci accontentiamo di una proroga della quota 103, il nostro obiettivo è quello di arrivare a quota 41, e migliorare quello che è stato fatto nella scorsa legge di bilancio, che sul fronte delle pensioni non è stato esaltante. Ci si aspettava sicuramente di più”. 

“Su altre partite invece sono stati raggiunti dei risultati più importanti, come ad esempio l’aumento dei regimi minimi per le partite iva. I conti si fanno con numeri, quindi vedremo quali sono i fondi a disposizione, ed è chiaro che per la Lega il tema delle pensioni è da sempre prioritario, e se anche non potremmo fare quota 41 per tutti, dal mio punto di vista dovremmo cercare di migliorare la quota 103 uscita l’anno scorso”, ha aggiunto.

Lo scenario più realistico è anche il più banale, oggi come oggi: ovvero la proroga secca del meccanismo di flessibilità di quota 103, magari con minimi correttivi, oltre ad altre formule note come l’Ape sociale e il canale di uscita dal lavoro per i cosiddetti “precoci”. I sindacati chiedono (da tempo) di impostare il discorso su un’uscita flessibile da 62 anni, senza condizioni, che però non ci sarà. Non sembra esservi spazio alcuno per quota 41, la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Nelle varie stime, una misura di questa portata costerebbe circa 4 miliardi di euro. Impossibile.

Pensioni 2024: tutte le ipotesi

L’esecutivo ieri ha approvato il suo primo Def, il Documento di economia e finanza. Previsti 3 miliardi di maggior deficit spuntati nei conti per tagliare il cuneo fiscale ai lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi, ma i dettagli non ci sono. La legge di bilancio sarà di soli quattro miliardi: impossibile anche solo pensare a una riforma delle pensioni o del fisco e alla conferma del taglio del cuneo fiscale così come impostato oggi. Da notare come  anche la legge di bilancio 2023 sia al palo: l’85,5% delle misure è ancora inattuato.

Moltissime sono le lavoratrici che ancora confidano che l’esecutivo ripristini i vecchi requisiti di opzione donna. Dopo la stretta del 2023, si è ipotizzato un parziale allentamento in corso d’opera.

canali ordinari per andare in pensione in Italia

I due canali ordinari per andare in pensione nel 2023, che molto probabilmente resteranno identici o quasi anche nel 2024, sono sempre quelli disciplinati dalla riforma di Elsa Fornero, ovvero la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata (una volta si chiamava pensione di anzianità).

La pensione di vecchiaia è usata soprattutto dalle donne perché ha come requisito per l’accesso un numero contenuto di contributi versati. Le donne in Italia spesso hanno carriere discontinue, per via della maternità, della precarietà, del lavoro di cura. Lo svantaggio è però l’età di uscita più alta di tutti gli altri canali, che viene aggiornata “a salire” periodicamente.

Nel 2023 si va in pensione di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi e 67 anni di età. Il requisito anagrafico resterà invariato fino al 31 dicembre 2024, per via della pandemia che ha aumentato la mortalità e resi nulli i due adeguamenti previsti per il primo gennaio 2021 e il primo gennaio 2023. Per raggiungere il requisito contributivo si valuta la contribuzione versata di qualsiasi tipo: da lavoro, riscatto, volontaria e figurativa.

La pensione anticipata è il canale per lasciare il lavoro, e godersi la meritata pensione, di solito scelto dagli uomini e in linea di massima da quanti hanno una carriera lavorativa lunga, senza fare una professione usurante né gravosa. Il requisito – fermo fino al 2026 e poi adeguato alla speranza di vita – è di 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, senza contare in alcun modo l’età anagrafica, che è ininfluente.

fonte: Today economia 12 aprile 2024