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SCUOLA/ Cattolica o “laica”, senza maestri e patto educativo non esiste

La Congregazione per l’educazione cattolica ha pubblicato l’Istruzione su “L’identità della scuola cattolica”, che va al fondo della dinamica dell’esperienza educativa 

identità cattolica

L’Istruzione della Congregazione per l’educazione cattolica L’identità della Scuola cattolica per una cultura del dialogo viene pubblicata in un momento fortemente caratterizzato da una grande inquietudine che caratterizza i nostri adolescenti. I fatti di cronaca sono sotto gli occhi di tutti e sembrano indicarci una generazione allo sbando e da cui sorge una domanda di senso della vita che non può più essere ignorata.

È chiaro come il sole che il problema è educativo, nel senso del fallimento di chi era chiamato ad educare alla vita questi ragazzi. Sembra che genitori, famiglia, scuola, realtà associative, realtà ecclesiali non abbiano più alcuna capacità educativa vera. È vero che in tale situazione si vedono esperienze che sono “fiammelle” capaci ancora di illuminare la vita e portare speranza. Per tutti il primo grande lavoro, se vogliamo veramente bene ai nostri ragazzi, è essere vitali realtà educative.

L’Istruzione offre un grande contributo in questo senso a chiunque si sente chiamato in causa e, in modo del tutto specifico, a chi è nella scuola. Intendo evidenziare tre punti che a me sono di grande aiuto per rinnovare la consapevolezza della proposta educativa scolastica di cui i ragazzi hanno urgente bisogno: la natura della scuola; i soggetti educatori; la testimonianza dei docenti.

La natura della scuola

Al punto 19 si legge che “per definirsi scuola un’istituzione deve saper integrare la trasmissione del patrimonio culturale e scientifico già acquisito con la primaria finalità educativa delle persone che devono essere accompagnate allo sviluppo integrale nel rispetto della loro libertà e vocazione singolare”. In tale contesto il punto 20 aggiunge: “nella scuola cattolica, oltre agli strumenti comuni alle altre scuole, la ragione entra in dialogo con la fede che permette di accedere anche alle verità che trascendono i soli dati delle scienze empiriche e razionali per aprirsi alla verità tutta intera al fine di dare risposta ai più profondi interrogativi dell’animo umano che non riguardano soltanto la realtà immanente”.

Ecco l’orizzonte della scuola, quell’orizzonte che solo è capace di fare di essa una significativa e credibile compagna di strada dei ragazzi e della loro crescita come persone.

I soggetti educatori e il patto educativo globale

L’Istruzione ripropone i cardini fondamentali della dinamica dell’esperienza educativa. Al punto 42 cita: “I primi soggetti responsabili dell’educazione sono i genitori, ai quali spetta il diritto-obbligo naturale di educare la prole: vanno pertanto considerati come i principali educatori dei figli. Essi hanno il diritto di scegliere i mezzi e le istituzioni, attraverso cui poter provvedere all’educazione cattolica dei figli”.

I genitori quindi non sono da soli nel compito educativo. E infatti il punto 43 aggiunge che “(…), le scuole sono di precipuo aiuto ai genitori nell’adempiere la loro funzione educativa (…). Sebbene i genitori siano liberi nella scelta di affidare l’educazione dei loro figli a qualsiasi scuola (…), la Chiesa raccomanda a tutti i fedeli di favorire le scuole cattoliche e anche di cooperare con le proprie possibilità per fondarle e per sostenerle (…)”.

Don Luigi Giussani scriveva ne Il rischio educativo che “la genialità educativa della famiglia si rivela nella scelta dei collaboratori che essa si assume nell’opera di educazione dei figli”.

Dentro questa consapevolezza della naturale condizione di collaborazione tra genitori e scuola si apre il richiamo al punto 44: “È necessario che i genitori cooperino strettamente con gli insegnanti, coinvolgendosi nei processi decisionali riguardanti la comunità scolastica e i loro figli, partecipando alle riunioni o associazioni della scuola (…). In questo modo, i genitori non solo svolgono la loro vocazione educativa naturale, ma contribuiscono anche con la loro fede personale al progetto educativo, soprattutto se si tratta di una scuola cattolica”.

Questi passaggi sono fondamentali. Un concorde, cosciente sostegno tra genitori e docenti, teso a rendere viva e sempre attuale la comune opera educativa è il più effettivo aiuto al cammino dei giovani.

Si può realizzare così (punto 34) “un patto educativo ampio e in grado di trasmettere non solo la conoscenza di contenuti tecnici, ma anche e soprattutto una sapienza umana e spirituale, fatta di giustizia” e comportamenti virtuosi “in grado di realizzarsi in concreto”.

La testimonianza dei docenti

Cosa può offrire ad un adolescente la possibilità di fare a scuola un’esperienza del vivere che sia più attraente di ciò che è “l’ultima moda” in voga?  La spiegazione delle regole civili di convivenza? Nuove norme di sicurezza o punitive? L’esperienza insegna che queste non sono adeguate alla natura degli adolescenti.

È necessario un incontro con una persona che colpisce per come vive la sua vita e come li guarda (punto 23): “Un altro aspetto importante, sempre più rilevante per il raggiungimento della formazione integrale degli studenti, è la testimonianza degli educatori laici e consacrati”. Infatti, “nel progetto educativo della scuola cattolica non si dà separazione tra momenti di apprendimento e momenti di educazione, tra momenti della nozione e momenti della sapienza. Le singole discipline non presentano solo conoscenze da acquisire, ma valori da assimilare e verità da scoprire. Tutto ciò esige un ambiente caratterizzato dalla ricerca della verità, nel quale gli educatori, competenti, convinti e coerenti, maestri di sapere e di vita, siano icone, imperfette certo, ma non sbiadite dell’unico Maestro”.

È un punto cruciale da approfondire, perché (punto 45) sono “gli insegnanti che hanno una responsabilità peculiare per l’educazione. Essi, con la loro capacità e arte didattico-pedagogica, nonché con la testimonianza di vita, sono coloro che garantiscono alla scuola cattolica la realizzazione del suo progetto formativo”.

La loro testimonianza è essenziale perché da essa dipende (punto 14) “essenzialmente” che “la scuola cattolica sia in grado di realizzare i suoi scopi e le sue iniziative. Essi dunque devono prepararsi scrupolosamente, per essere forniti della scienza sia profana che religiosa, attestata dai relativi titoli di studio e ampiamente esperti nell’arte pedagogica, aggiornata con le scoperte del progresso contemporaneo. Stretti tra loro e con gli alunni dal vincolo della carità e ricchi di spirito apostolico, essi devono dare testimonianza sia con la vita sia con la dottrina all’unico Maestro che è Cristo”. Il loro “ministero è autentico apostolato (…) ed è insieme reale servizio reso alla società”.

14.04.2022 – Stefano Montaccini

Il Sussidiario