Il Ministro ha infatti sottolineato che “il problema degli apprendimenti non si risolve negli ultimi 20 giorni di giugno“, meglio concentrarsi su settembre: “Dobbiamo riportare i più piccoli in presenza e soprattutto lavorare in vista del prossimo anno scolastico, dobbiamo andare a un innalzamento della qualità dell’offerta didattica complessiva, spero di avere risorse per interventi sostanziali per garantire un ponte in vista del prossimo anno scolastico”.

Ieri, 16 marzo, Patrizio Bianchi ha poi incontrato i sindacati scolastici di livello confederale e di comparto, stilando con loro un “Patto per l’Istruzione e la Formazione” che metta la scuola al centro del Paese, per farne il motore dello sviluppo e dell’eguaglianza sociale. Si va avanti l’ipotesi di riprendere il prossimo anno dall’1 settembre, anche se resta il grande problema delle cattedre vacanti. Il Patto tratta anche una visione di scuola che, secondo il ministro, “va costruita con l’aiuto di tutti. Sulla scuola dobbiamo mobilitare il Paese intero”. Bianchi, aprendo l’incontro, ha spiegato che “dopo la firma del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e della coesione sociale, dobbiamo riflettere non solo su misure d’urgenza, ma anche su una visione di cambiamento della nostra scuola”. “Abbiamo – continua il ministro – di fronte un obbligo: fare in modo che la scuola torni ad essere il centro del Paese, un centro dinamico, un motore di sviluppo per uscire dalla pandemia, ma anche dalla stagnazione”.