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Snals - Segreteria Provinciale Milano

SINDACATO NAZIONALE AUTONOMO LAVORATORI SCUOLA

Contrordine: nelle zone rosse scuole aperte solo per i Bes, non per i figli di sanitari

Nel primo lunedì di semi-lockdown per le scuole italiane – con 6 milioni di studenti a causa per effetto delle chiusure nazionali, regionali e locali (che potrebbero presto diventare 7,6 milioni) – arriva anche un misunderstanding sulle categorie di alunni che possono continuare ad andare in classe anche nelle “zone rosse”. Con una nuova nota del ministero dell’Istruzione che restringe ai soggetti con disabilità o Bes la platea di deroghe possibili rispetto a quella più ampia (figli di sanitari e di altri lavoratori dei servizi pubblici essenziali) sancita in una circolare, sempre di viale Trastevere, risalente a giovedì 4 marzo.

Le ultime precisazioni del ministero
In una nota arrivata domenica 7 marzo (a firma del capo di gabinetto del MI, Luigi Fiorentino) si precisa che nelle “zone rosse” – a fronte del passaggio dalla didattica in presenza alle lezioni online nelle scuole di ogni ordine e grado «resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali, secondo quanto previsto dal decreto del ministro dell’Istruzione n. 89 del 7 agosto 2020, e dall’ordinanza del ministro dell’Istruzione n. 134 del 9 ottobre 2020». Come previsto esplicitamente dal Dpcm del 2 marzo.
Dunque, le porte degli istituti potranno restare aperte solo per i laboratori o per accogliere gli studenti con Bes o disabilità certificata così da evitare che paghino il prezzo più alto del passaggio alle lezioni online.

La nota precedente
Quello di viale Trastevere è oggettivamente un cambio di rotta. In una circolare datata 4 marzo (a firma del capo dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione, Max Bruschi) si precisava invece che a parte le categorie citate esplicitamente dal Dpcm del 2 marzo restavano comunque ferme le disposizioni del Piano Scuola 2020/21. Di conseguenza – era la tesi precedente – la frequenza in presenza poteva anche essere garantita agli «alunni e studenti figli di personale sanitario o di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione…nell’ambito di specifiche, espresse e motivate richieste e…anche in ragione dell’età anagrafica».
Con l’effetto collaterale che ogni scuola stava interpretando in maniera autonoma quell’«indispensabili» e dunque stava procedendo a deroghe diverse da istituto a istituto. Una circostanza che la nuova nota punta ora a evitare.

di Eu.B.