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Terza ondata Covid, Battiston: «Ancora troppi infetti, rischio terza ondata incontenibile»

Che vuole dire professor Roberto Battiston?
«Che se non stiamo più che attenti andiamo incontro a una terza ondata incontenibile».

Cosa è successo? Cosa sta succedendo?
«Cosa succederà dobbiamo chiederci prima. Fino ad ora abbiamo dimostrato che le misure di contenimento funzionano».

Dunque bene
«Bene finché siamo costretti a rispettare i divieti ma non appena vengono cancellati ne approfittiamo. Questo si può vedere dall’andamento di Rt, il fattore di contagio».

Vediamolo...
«Il 6 novembre Rt era a 1,5, ovvero ogni persona ne contagiava una e mezzo».

Il 6 novembre è’ stato il giorno in cui è partito il lockdown differenziato per regioni: rosse, arancioni, gialle.
«Sì un lockdown a zona. Ha funzionato: dopo un mese, il 6 dicembre, Rt è sceso a 0,95, a livello nazionale»

E adesso?
« Oscilla da tre settimane tra 0,85 e 0,90, ma è molto differenziato per regioni Questo perché con la libertà di movimento c’è stata anche la preparazione al Natale».

Gli assembramenti per le strade…
«Che se soltanto immaginassimo quanto sono dannosi per tutti noi…».

E cosa succederà?
«Dal 23 dicembre al 6 gennaio abbiamo in atto un altro lockdown che dovrebbe portare un miglioramento. I primi potremo vederli all’inizio di gennaio, ma probabilmente non ci sarà troppo margine di manovra».

Perché dice così?
«Per la quantità di infetti attivi che ci sono ancora in circolazione: quasi 600 mila. La matematica di quest’epidemia non è poi così complicata: dipende contemporaneamente dal numero di infetti e da Rt: la combinazione di questi due fattori deve essere il più bassa possibile.

Quasi 600 mila infetti sono tanti?
«Per capire: a fine settembre ne avevamo 50 mila».

Dunque cosa dobbiamo fare? Si sta pensando di rinviare le aperture previste per il 15 gennaio di palestre, cinema, centri estetici. Lei che cosa ne pensa?
«Penso che ci vuole buon senso e anche tanto auto controllo.Sono ovviamente tutti luoghi chiusi dove è difficile evitare il contatto con altre persone».

E le piste da sci? Lei vive in Trentino, si può andare a sciare?
«Io vivo in Trentino con un metro di neve davanti casa e le montagne alle mie spalle, ma a sciare non andrei. E’ difficile proteggersi i nelle cabine o nei rifugi. Preferirei rinunciare a qualche ora di svago.

Quindi pensa che sia bene tenere tutto chiuso?
«Nei posti dove il virus è stato debellato hanno fatto così. Parlo della Cina, di Taiwan o della Corea del sud : hanno tenuto tutto chiuso fino a quando non sono arrivati a zero contagi, e anche lì hanno riaperto dopo una settimana. Ma noi non possiamo fare così, nè la Francia, la Spagna, l’inghliterra, la Germania».

Quindi?
«Siamo obbligati a convivere con il virus fino a quando non arriverà il vaccino per la maggioranza degli italiani. Quindi dobbiamo autoregolamentarci e rispettare le limitazioni e il distanziamento nell’interesse di tutti.

Come vede la riapertura delle scuole?
«Penso che il governo e le regioni abbiano ben presente l’importanza della gestione delle scuole».

Non ce l’hanno avuta fino ad ora?
«Si poteva fare di più. Pensiamo all’uso facoltativo delle mascherine nelle scuole. Non si è pensato a mettere obbligatorie e da quando hanno riaperto l’Rt ha cominciato a salire e il 23 ottobre era schizzato a 1,75 Ma la mascherina non è l’unica cosa importante, pensiamo agli ingressi differenziati, all’impiego del medico scolastico».

Cos’altro?
«Serve avere in modo trasparente i dati epidemiologici degli istituti».

Corriere della sera – 29 dicembre 2020 – di Alessandra Arachi