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Coronavirus, peccato che Babbo Natale non riapra le scuole

Chiudete anche le elementari, che aspettate. E gli asili, i nidi, chiudete tutto. Senza un perché, sia chiaro. Questa ulteriore stretta sulla vita dei bambini non viene da alcuna considerazione scientifica: è di queste ore la dichiarazione del primo ministro, le scuole non sono focolai.

E’ invece il frutto avvelenato di una dialettica marcia tra Stato, Regioni e Comuni, in cui ognuno fa poco e male la sua parte. Per cui i numeri, tra l’altro contestati, corrono e l’emotività guida le scelte, altro che certezze scientifiche. E, quindi, non avendo coraggio di dire agli anziani state a casa, non assumendo su di sé le colpe per non aver agito per tempo sul piano sanitario, sui trasporti, sull’organizzazione della vita in generale, rei confessi di aver allentato la presa quando si doveva tenere, questa estate, adesso si va, davvero, senza esitazione, sulla vita dei bambini. Però si sente discettare su quanti saremo a Natale, se parenti stretti, strettissimi, pranzo sì e cenone no, solo lo spumantino, ma non condividetelo con i vicini di casa perché è fuori dalle regole. Peccato che Babbo Natale non riapra le scuole (anzi di norma le chiude, ma di questi tempi…).

Segregateli pure i bambini, perché spesso si vive in quattro persone in meno di 40-50 metri quadri (questa, signori è l’Italia che non conoscete) e non possono andare dai nonni per i noti motivi, ma non dite che lo fate per loro. Metteteli a casa a studiare, come, cosa? Date una risposta. Se non lo sapete, Comuni, Regioni, i bambini devono fare la didattica a distanza con i genitori accanto. Chi risarcirà la vita di questi bambini e di queste famiglie? Senza un perché, per giunta. Avete chiuso con estrema leggerezza la scuola in presenza per gli studenti delle scuole superiori, lo avete fatto anche per quelli che sono alle medie, avete, ancora per poco risparmiato quelli delle prime medie. I dati non ci sono e a questo punto non si capisce chi li deve dare. Come mai c’è così poca trasparenza sulla scuola? Perché, forse, non c’è il presidente di Confindustria a dirvi che è un abominio. Non c’è nessuno, tranne la ministra all’Istruzione che ormai sembra la giapponese nella foresta tropicale a cui nessuno dice che la guerra che stava combattendo è ampiamente finita, perché nessuno crede più, nel governo, che valga la pena combatterla.

Sentire lezioni aeree della viceministro all’Istruzione che la didattica a distanza non è come la pensano i professori, ma è un’altra cosa, che andrebbero formati e perché non lo avete fatto prima, che so, in estate? Vada, la viceministro Ascani, ad assistere ad una lezione a distanza, si scelga lei il migliore professore per vedere come va, quanto sia efficace, quale sia il livello di attenzione. Vada a vedere, si facciano un bagno di realtà tutti i nostri decisori prima di parlare e deliberare.

Qualcuno comincia a dire che sono stati buttati i soldi questa estate per banchi, sanificazioni, organizzazioni, nuove aule, forse per un capriccio della ministra. Non si può sentire. Tutti quelli che vogliono chiudere anche le scuole elementari non ci dicono se stanno facendo quel che non hanno fatto questa estate per tenerle aperte. Se si sta incrementando il trasporto pubblico, se si stanno facendo accordi tra comuni e istituzioni scolastiche per ingressi diversificati. Cosa state facendo, ditelo, comunicatelo. Chiudete le scuole e non siete capaci di controllare una piazza, una via. Dateci una spiegazione.

Fabio Luppino – UFFPOST – 14 novembre 2020